Tour de France 2020, il medico di Nairo Quintana sarà processato per doping a settembre
Il medico di Nairo e Dayer Quintana sarà processato a Marsiglia il 2 settembre. Ad annunciarlo è la procura locale, che spiega come l’accusa è di aver utilizzato “un metodo che potrebbe essere definito doping”, somministrandolo ai due fratelli durante il Tour de France 2020, quando correvano per la Arkéa-Samsic. Il caso scoppiò subito dopo la conclusione di quel Tour, quando fu aperta una indagine preliminare a Marsiglia a carico di alcuni corridori della formazione transalpina, oltre ad alcuni membri dello staff. La decisione arrivò in seguito ad una perquisizione, avvenuta il giorno della 17ª tappa a Méribel, durante la quale furono trovati alcuni farmaci e fu individuato “un metodo che potrebbe essere descritto come doping”, secondo le parole del procuratore di Marsiglia.
Rapidamente furono sospettati i due fratelli colombiani, che tuttavia non sono oggetto di indagine in questo momento e non sono dunque coinvolti in questo processo. Nel mirino ci finì il medico che assieme a loro era entrato nello staff della formazione francese, all’epoca ancora professional: “L’indagine è chiusa e si è deciso di perseguire il signor Fredy Alexander Gonzales Torres, il medico colombiano della squadra”, ha dichiarato martedì la procura di Marsiglia all’AFP, confermando un articolo di Le Télégramme.
Il medico colombiano sarà processato il 2 settembre con l’accusa di “possesso di una sostanza o di un metodo proibito per l’uso da parte di uno sportivo senza giustificazione medica, nella fattispecie attrezzature, strumenti, prodotti e dispositivi per effettuare infusioni e/o iniezioni endovenose”.
Il dottor Gonzales Torres sarebbe inoltre sotto processo anche per aver somministrato ai Quintana, “senza giustificazione medica”, una “sostanza o un metodo vietato nel contesto di un evento sportivo”, attraverso le attrezzature e i prodotti già citati, fanno sapere da Le Telegramme, aggiungendo che la pena massima prevista per l’accompagnatore è di cinque anni di reclusione e una multa di 75.000 euro.
“Non è mai stata trovata alcuna sostanza dopante – aveva spiegato all’epoca l’attuale corridore della Movistar, tornato alle corse dopo un anno fermo, ma non sospeso, a causa della sua positività al Tramadol al Tour de France 2022 – Non ho nulla da nascondere e non ho mai avuto nulla da nascondere”.
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